Il Museo Diocesano di Milano ospiterà fino al prossimo 17 maggio la mostra fotografica Jerusalem. Figure della Promessa con 35 immagini realizzate nel 1988 da Giovanni Chiaramonte. Per raggiungerla bisogna salire lo scalone sotto lo sguardo dei Santi Vescovi di Milano di un anonimo Lombardo del XVIII secolo (in ordine da San Barnaba a San Carlo) e lasciarsi alle spalle l’enigmatico Angelo Dioniso di Nanni Valentini. A colpire subito è la luce abbacinante di Gerusalemme, riflessa e moltiplicata dalle pietre bianche con cui sono costruiti i suoi edifici e monumenti storici, mentre la sensazione di pace e tranquillità – così lontana dalle immagini spesso stereotipate trasmesse dai telegiornali – trova eco nel silenzio della galleria che le accoglie. Sono intervallate da brevi testi, interventi poetici di Umberto Fiori come questo:
“Di queste strade bianche,
del cammello all’incrocio tra i furgoni,
di scarpe e minareti, delle croci
accatastate a una parete (voragini
che il giorno ti spalanca nella retina)
non ti farai un’immagine”.E invece Chiaramonte ha con cura montato il suo cavalletto e “dipinto” con la luce della Terra Santa scene di pace, di meditazione, di riposo, di raccoglimento, di solitudine, di attesa. Sotto un arco di pietra riposano sulla sinistra due stranieri in divisa da turisti, mentre a destra rispondono simmetricamente due soldati di Tsahal, l’esercito israeliano. Non ci sono le moltitudini, né quelle tumultuose e in lotta, né quelle accodate in una qualche processione; il bazar è vuoto, con le serrande abbassate e le imposte chiuse. Un cavallo bianco bruca l’erba sotto le mura della Città Vecchia
“Giorno. Bastioni. Mura
impenetrabili. Luce nitida, pura.
Un silenzioso concilio
di pietre e cieli azzurri
misura i secoli. Lì in mezzo
un cavallino bruca il visibilio”.In un testo riprodotto su un pannello Arturo Carlo Quintavalle osserva che le fotografie “sono bilanciate al centro, un equilibrio interno che le accomuna tutte; e tutte sono accomunate da una precisa luce che a volte trascolora nel chiaro assoluto di una lieve sovraesposizione”. Raccontando di sé, invece, Chiaramonte rievoca la sensazione che ha sempre avuto di essere “nato lontano” dal luogo a cui sente di appartenere e parla di Berlino, Atene e Roma, citando Abramo e Tobia e rendendo omaggio ai suoi maestri, scrittori, filosofi e fotografi, da Walter Benjamin a Gershom Scholem, da André Kertész a Robert Franck, a Erich Salomon. Chiaramonte dedica le sue immagini di Jerusalem al fotografo tedesco morto ad Auschwitz, alla sua memoria, “alla luce della sua fotografia che ha cercato di svelare in ogni volto e in ogni gesto nella storia l’irriducibile bellezza e responsabilità dell’essere persona, contro ogni visione totalitaria dell’identità dell’uomo”. Questa primavera visitiamo la mostra Jerusalem al Museo Diocesano di Milano. L’anno prossimo a Gerusalemme.
Saul Stucchi
Giovanni Chiaramonte
Jerusalem. Figure della Promessa
Orari: da martedì a domenica 10.00-18.00. La biglietteria chiude alle ore 17.30
Biglietti: intero 8 €; ridotto 5 €; il martedì 4 €
MUSEO DIOCESANO MILANO
Corso di Porta Ticinese 95
Milano
In occasione della mostra il Museo Diocesano organizza un ciclo di incontri d’approfondimento intorno ai temi suscitati dal lavoro di Chiaramonte:
- martedì 21 aprile, ore 20.30 con Umberto Fiori, Poeta
- giovedì 30 aprile, ore 20.30 con Silvano Petrosino, Filosofo
- martedì 12 maggio, ore 20.30 con Antonio Sichera, docente di Letteratura contemporanea all’Università di Catania
Partecipazione: biglietto di cortesia 5 €
Informazioni e prenotazioni:
Tel. 02.89420019
www.museodiocesano.it
LEGGI ANCHE:
- A Lugano la Gerusalemme fotografata. Un secolo prima d’Instagram